di Concita De Gregorio; Einaudi 2016.
Concita De Gregorio conosce bene le donne – ne ha incontrate tante per il suo lavoro – sa descriverle, raccontarle negli aspetti più imprevedibili, nascosti, originali, gioiosi e drammatici. Si è occupata di violenza, femminicidio (il termine è davvero brutto, con una discriminazione di genere implicita) ed è una narratrice al femminile, non in senso limitativo, ma assolutamente positivo: più brava degli uomini a raccontare i sentimenti, i rapporti familiari, i dubbi sottili, le minime sfumature.
Una parola di donna che dà spazio al suo genere. Così com’è accaduto spesso nel Novecento, quando finalmente le donne hanno avuto una voce letteraria propria. Basti pensare ad autrici come Yourcenar e Blixen, De Beauvoir e Bachmann, Plath e Lalla Romano.
Una donna, quando scrive, non solo parla come individuo, ma sente la responsabilità del silenzio che ha circondato per secoli la parola femminile. La responsabilità di riparare a una ingiustizia: quella di un mondo, reale e sentimentale, che per tanto tempo è stato raccontato quasi esclusivamente da un punto di vista maschile.
Sente la spinta a dare voce alle ragazze come lei.
Ecco, questo fa, molto semplicemente, Concita De Gregorio con i suoi racconti, mostrandoci protagoniste, scrivendo storie romanzate ma radicate nel reale. Storie di fatica di vivere e al tempo stesso di gioia.
Sono ragazze che costruiscono tutte insieme un affresco della contemporaneità: le relazioni sentimentali, i rapporti fra generazioni, la famiglia.
Perché ancora è necessario parlare e scrivere dell’identità femminile? Vorrei rispondere con le parole di due grandi autrici: Gina Lagorio diceva “Perché i privilegi maschili sono incrostati dalla polvere dei secoli e se si considera la verità effettuale sancita dalla storia della critica, gli strumenti di potere nel campo essenziale dell’informazione, sono tutti in mani maschili. Ben decise a tenerseli.” E ancora, Dacia Maraini: “Perché non basta un atto di volontà per uscire da migliaia di anni di storia di divisione e di esclusione.”
Ecco, scavando così nel sistema identitario femminile, si mette in luce proprio ciò che Concita De Gregorio ha raccolto nelle pagine di questo libro: la determinazione a percorrere nuove strade e a mantenere una forte dignità nel lavoro, nei rapporti famigliari, ma soprattutto nelle relazioni amorose, che restano un pilastro portante della vita di ogni donna, giovane e meno giovane. Ecco a voi, dunque, cosa pensano le ragazze.